TRATTO DA: LA VOCE DEGLI ZOIT– N° 83 – 1994
… Ma quella notte di agosto ho assistito, verso l’alba, alla Shivaratri, la festa per il matrimonio del dio Shiva con Parvati, e al suono del mantra Om Namaha Shivaya ho visto la gente versare latte, miele e acqua di rose sul sacro lingam.
Gli Zoit poi hanno iniziato a parlarmi del seme umano, che è il soma degli dei, quell’elisir che gli uomini hanno invano tentato di ottenere dalle piante e da alcuni frutti.
Lo sperma è l’espressione più viva dell’Amore, ed è per questo che i monaci del Monastero di Kum Bum di Gyantse, Tibet, praticano iniziazioni simili a quelle dei Templari, che fecero gridare allo scandalo chi ignora di ignorare perché schiavo di un conosciuto che ignora l’esoterismo.
Gli Zoit mi hanno indottrinato sul potere di luce dello sperma, che racchiude la Sakti, l’energia quale determinazione attiva della coscienza. Sottili arterie legano il corpo eterico al corpo fisico, e tramite esse fluisce l’aria, l’energia azzurra del sangue, lo sperma e anche l’energia del nutrimento.
Gli Indù chiamano queste arterie nadi e i Tibetani rtsa, arterie che portano i fluidi che mantengono la vita. Dalla testa e dal cuore centouno nadi maggiori sono collegati a più di 700 milioni di nadi che mantengono la vita del corpo e dello spirito.
Lo sperma è il fluido più carico di energia che fluisce dai nadi e può legare astralmente due esseri umani che se lo sono scambiato. La medicina cinese da millenni conosce il segreto dei nadi.
Quando sono salito allo stupa di Swayambhunat, il più antico del Nepal, gli Zoit mi hanno portato a rendere omaggio ad una statua di Buddha che si trova in un cortile posteriore. Una donna stava lavando il suo bambino e non si curò di me che scattavo fotografie.
Swayambhu è “l’esistente in sé” o “non nato”, e nel Purana viene a costituire la base di una elaborata teoria cosmogonica nell’ambito della quale si affermava l’esistenza di vari mondi in successione e di lunghissimi periodi di tempo, ciascuno dei quali era introdotto da un “creatore secondario” o Manu, il primo dei quali fu proprio Swayambhuva, il figlio di Awayambhu.
Gli Zoit, con la loro voce che vibra nelle mie orecchie, mi assicurano che il soma, la rugiada celeste, è lo sperma che può, oltre a creare un altro essere, sviluppare anche gli otto poteri divini, emulando così il divino Isana, il Sovrano che possiede il Potere, che è un epiteto riferito ad uno degli otto aspetti di Agni, con il quale vengono posti in connessione il carattere di sovrano di quest’ultimo con quello del Sole, il Signore di tutte le cose.
Si afferma così che Agni non potrà avere un numero di maggiore grandezza di quello di Isana. Isana sta a simboleggiare la potenzialità assoluta di ogni conoscenza e presiede ad ogni forma di esistenza.
Anche a Kirtipur e a Bhaktapur gli Zoit mi hanno chiuso nel loro mondo rarefatto per farmi notare le cose che avevano un significato per il mio lavoro, per la mia “opera”, come la chiamano loro. Mi hanno indicato chi può continuare questa opera quando io non ci sarò più, e per preparare questa persona al compito che l’aspetta devo lavorare molto e amare molto.
Testo a cura di Paolo Raimondi