Stress da fine lockdown.

In questi giorni, chi più chi meno, sta sperimentando una nuova forma di stress, ovvero lo stress da ripresa. Dopo 2 mesi di lockdown, ricominciare può essere veramente difficile.

Dopo un entusiasmo iniziale di una parte della popolazione (non tutta) per una riapertura tanto attesa, abbiamo assistito a comportamenti molto differenziati.

C’è chi ha una bassa percezione del rischio e chi ha una alta percezione del rischio, e poi chi sta nel mezzo. I comportamenti che abbiamo dipendono da questa percezione.

In questo momento, nonostante la riapertura, chi ha un’alta percezione del rischio rimane comunque a casa, barricato, in attesa di vedere gli esiti dei contagi post riapertura.
Queste persone (ad alta percezione del rischio) presumibilmente rimarranno a casa almeno fino al 18 maggio se non fino a giugno e il loro comportamenti rimarranno quasi totalmente invariati.

Ci sono poi quelli a media percezione del rischio che cominciano ad uscire, timidamente, comportandosi bene e seguendo le norme igienico sanitarie prescritte (mascherina, guanti e distanziamento).

Poi ci sono coloro che hanno una bassa percezione del rischio: questi soggetti l’avevano già prima del 4 maggio e oggi la rendono solamente più visibile agli altri.
Coloro che hanno una bassa percezione del rischio sicuramente sono già usciti molte volte anche durante il periodo di lockdown e oggi li riconoscete perché non rispettano le norme prescritte.

In questo caos, siamo tutti più stressati:

  • chi rimane ancora in casa asserragliato, perché rimane in casa mentre altri, come dicono i social, si assembrano non rispettando le regole e temono per un nuovo lockdown;
  • chi esce con timore, perché si imbatte in molte persone a cui non era più abituato, alcune delle quali non rispettano le regole comportamentali prescritte;
  • chi esce senza timore, rispettando le regole o meno, ma che deve fare i conti con un traffico a cui non era più abituato e ad una maggior quantità di contatti umani.

In 2 mesi ci siamo già disabituati al movimento, ai contatti umani, alle relazioni, al traffico e al rumore di fondo. Cosicché ciò che per molti era normale prima, oggi non lo è più.

Solo guidare in una strada affollata può essere stressante, dopo due mesi in cui i tuoi unici spostamenti automobilistici convergevano verso un supermercato!

Un sentiero di un parco che ci sembrava largo in passato oggi può apparirci stretto perché non ci consente un agevole distanziamento, cosa a cui prima mai avremmo pensato.

Ci siamo abituati, in 2 mesi, alle distanze sociali, al silenzio e all’isolamento e cambiare queste “abitudini” consolidate in soli due mesi è difficile (per la cronaca, bastano 21 giorni per acquisirle).

Cosa comporta questo stress?
Maggiore stanchezza fisica, disorientamento, confusione, irritazione, malumore, aggressività, pensieri ossessivi.

Se vi trovate in queste condizioni è normale e, se capite che è normale, potete agire sul vostro modo di essere aumentando la vostra soglia di tolleranza.

Se vi richiudete nel guscio o attribuite la vostra situazione individuale solo agli altri, non accettate la condizione in cui siete, ovvero la condizione di chi deve riadattarsi.

Ci vuole tempo… almeno altri 2 mesi. Portate pazienza e uscite fuori dal guscio, con prudenza.